HYGGE. Felici come i Danesi!
Un modo di vivere, uno stile di vita, per alcuni una moda, che si traduce nello “stare bene”. Sì, ma come?
Le parole chiave sono genuinità e positività. Hygge è difficilmente traducibile in altre lingue all’infuori del Danese: ha un significato impreciso e non univoco.
Il termine ha due ipotesi di derivazione etimologica: la prima dalla stessa radice dell’inglese hug, abbracciare, che in norvegese è hugge ed in danese è diventato hygge.
La seconda invece lo vede provenire dal germanico hyggja, significante il sentirsi soddisfatti.
Partendo da una visione a lungo raggio, Hygge è identificabile come la sensazione di benessere ed appagamento tratta dalle “cose semplici” della vita. Una forma di intimità goduta insieme e grazie alla compagnia dei propri cari.
Non consiste nella felicità di un attimo, fugace, ma nella serenità come state of mind, che ha come fine ultimo il procurare un appagamento prolungato.
Come accennato inizialmente, hygge non ha un’accezione specifica ma è definibile più come un mindset applicabile da parte di ognuno di noi in ogni aspetto della propria vita: in casa, nella coppia, e perfino sul luogo di lavoro.
Il significato di questo concetto dipende dall’ambiente sociale di riferimento, sulla base del quale si declina, mantenendo però sempre un denominatore comune relativo al tipo di atmosfera: ambiente sicuro, persone fidate, bevande e cibi gustosi e confortevoli.
Da un po’ di anni a questa parte, la filosofia e modo di vivere tipizzante la società danese si è diffusa a macchia d’olio in tutta Europa ed anche in Nord-America. Com’è mai un concetto tanto identificante una nazionalità è dilagato a tal punto?
Il primo territorio “straniero” in cui questo concetto ha attecchito è la Gran Bretagna, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. Casualità? Assolutamente no! Ricordiamoci che siamo nel periodo in cui il popolo inglese si appresta a votare al referendum sulla Brexit.
Checché se ne sia detto, a livello più o meno conscio, per molti inglesi ciò ha determinato un disorientamento che li ha condotti a cercare una sorta di guida su come vivere le proprie vite, rivolgendo lo sguardo per prima cosa alle culture geograficamente limitrofe – come quella danese.
Avviene così l’adozione inglese della filosofia hygge, che conseguentemente si espande nel resto d’Europa tramite la pubblicazione di libri, articoli e altri materiali sul tema.
Come accade inevitabilmente per ogni trend sulla cresta dell’onda, entra in gioco il marketing. Se da un lato quest’ultimo ha aiutato a far conoscere e apprezzare ancor più in larga scala il concetto, dall’altro ha rischiato più volte di snaturarlo.
Una candela, un biscotto allo zenzero, un paio di calzetti fatti a mano, una tisana calda o ancora un paio di pantaloni della tuta possono potenzialmente tutti essere definibili hygge. Gli uffici marketing delle aziende non si sono fatti quindi sfuggire l’occasione di promuovere i propri prodotti abusando di questo aggettivo, creando però così un ossimoro.
Il vero concetto hygge non prevede alcuna necessità di “munirsi” di oggetti precisi, anzi! Si focalizza principalmente sulla gioia tratta dal comfort semplice e dalla buona compagnia. Valori che si trovano in netta antitesi con lo sfrenato consumismo moderno.
Per ulteriori approfondimenti sul tema leggi l’articolo relativo su The Guardian UK
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