La rinascita del nostro Paese attraverso il Design
Che la pandemia abbia messo a dura prova la società, l’economia e l’arte è cosa già ampiamente nota e discussa.
Ha fatto irruzione improvvisamente nella nostra quotidianità variandone sensibilmente l’impostazione, gli equilibri e le priorità.
L’emergenza sanitaria ed i conseguenti lock-down ci hanno indotti a osservare gli spazi tra le nostre mura domestiche con occhi completamente nuovi.
Quegli ambienti che prima molto spesso erano vuoti o quasi tutto il giorno, a causa un po’ del lavoro, un po’ della scuola, un po’ degli interessi personali e delle cerchie sociali, sono diventati quasi saturi.
Tutti coloro che abitano il proprio tetto insieme ad almeno un’altra persona hanno imparato il vero significato della parola convivenza e condivisione; le persone che invece vivono da sole hanno imparato l’arte dell’auto-analisi e della riflessione, a guardarsi dentro e a riscoprirsi nei propri lati e aspetti più impensati e sconosciuti.
La casa, prima per molti soltanto un giaciglio e una cucina, ha assunto una centralità mai avuta prima d’ora nella vita di ciascuno di noi.
Lo smart-working ha influito pesantemente su questo, eliminando la differenziazione degli ambienti in base all’attività svolta al loro interno. Quanti di noi si sono ritrovati a lavorare in cucina? Quanti in camera da letto, magari pure sotto alle coperte se con un portatile?
L’attenzione perciò alla qualità della vita domestica è aumentata notevolmente, e con essa anche l’interesse per l’aspetto estetico dei propri spazi casalinghi: lo dimostra il fatto che si è registrato un incremento di più del 40% per le ricerche online riguardanti la categoria Home&Decor.
Queste premesse, insieme alla tanto agognata riapertura graduale di tutte le attività ed al ritorno ad una vita sempre più simile a quella pre pandemica, hanno creato una situazione molto favorevole all’inaugurazione del Supersalone, la celebre manifestazione dedicata al design ed agli interiors. L’evento, avente come sede centrale Rho ma dislocato anche lungo diversi showroom e stores in tutta Milano, è cambiato sotto alcuni aspetti, condizionato da questo incipit di era post-pandemica.
I trend sorgono con l’intento di fare sognare il loro pubblico, e mai più di adesso la società ne ha la necessità
C’è bisogno tanto di sperimentare l’inusuale quanto invece di percepire la vicinanza, prima così banale e scontata ed ora invece così desiderata. Un comune detto dice d’altronde che si comprende l’importanza ed il valore di ciò che si ha soltanto quando lo si perde.
Visitando il Supersalone si ha la percezione di un’esplosione cromatica inedita, una palette cromatica decisamente più ricca e variegata rispetto alle precedenti edizioni, reazione estetica al periodo buio attraversato nell’ultimo anno e mezzo.
Il curatore di questa edizione, Stefano Boeri, insieme a tutti i suoi collaboratori quest’anno hanno realizzato qualcosa di fuori dagli schemi. Hanno reso la presentazione degli elementi molto più informale, creando un nuovo format espositivo che pone il focus sul prodotto e non più sull’insieme: l’esibizione si articola non più in maniera orizzontale ma longitudinale, gli oggetti sono “appesi” ai muri.
Insomma, non sono più gli spazi ad essere arredati, ma le pareti.
Ulteriore e cruciale novità? Si minimizza (per non dire annulla) il distacco tra visitatore ed operatore di settore.
La fiera, tipicamente pensata come un Business to Business, diventa Business to Consumer.
Di fianco ad ogni oggetto esposto si trova un QR code che permette di consultare il prezzo e comprare direttamente in sede fieristica l’elemento di interesse.
In testa all’articolo potete trovare la palette cromatica che caratterizza il Supersalone 2021. I due macro-trend individuabili in questa edizione sono il futurismo anni Sessanta e l’ecosostenibilità: il primo sul lato estetico, il secondo sul lato sia esteriore sia concettuale.
Gli anni Sessanta, decade che ha lasciato il segno nella storia (basti pensare all’avvento dell’uomo sulla Luna, piuttosto che in campo musicale ai Beatles…), influenzano ancora oggi il gusto dei designers, che hanno scelto angoli arrotondati, geometrie dolci e morbide, tinte talvolta neon e pop. Il tutto rivisitato in chiave contemporanea: cambiano le textures, con una predilezione per il velluto e i materiali naturali, e le forme tradizionali sono arricchite da nuovi elementi, con un forte ritorno all’utilizzo dell’oro nelle sue varie tonalità nell’interior design.
L’eco-sostenibilità è un fiore all’occhiello di questa edizione: gli organizzatori hanno dato vita a Forestami, un progetto che prevede l’inserimento di 200 alberi all’interno del Salone che, a fine manifestazione, saranno poi ripiantati in diverse zone della metropoli.
Inoltre, l’esposizione stessa è stata interamente costituita utilizzando pannelli truciolati italiani ottenuti da legno di recupero, destinati poi a fine Supersalone a realizzare mobili Made in Italy, con l’obiettivo di esportarli globalmente.
Se il nostro racconto su questa esposizione vi ha incuriositi ma non avete la possibilità di recarvi fisicamente a Milano, sul sito relativo all’esposizione, www.salonemilano.it, è possibile consultare tutti i prodotti protagonisti dell’evento.
In conclusione, è con grande fierezza che possiamo affermare che l’Italia, che è stata la prima a subire i pesanti effetti della chiusura forzata per l’emergenza sanitaria, è altrettanto prima nel rilanciarsi in pista nell’economia mondiale grazie all’organizzazione di due manifestazioni dalla caratura globale: il Supersalone a Milano e il Festival del Cinema a Venezia.
L’apertura del Supersalone e l’affluenza dei visitatori stranieri, che costituiscono circa la metà degli accrediti totalizzati tramite l’apposito form online e che provengono da ben 120 diversi Paesi, è un ottimo indice per un’auspicabile ripartenza del mercato fieristico sia lombardo sia italiano in generale.
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